ISOLA ROSSA CM. 50×90 – olio su tela.

Ci sono giorni in cui non smetteresti mai di guidare su strade polverose. Sotto un sole caldo che scalda l’aria al limite del sopportabile. Poi fermarsi ed invitati dalla unicità del posto, camminare tra ulivi, sugheri, terre aride, e poi salire ancora più su fino in cima ad un monte pietroso ed a tratti coperto da cespugli verdi di macchia mediterranea per ammirare da lassù quel territorio a noi inconsueto ed affascinante.
Laggiù lontano si scorgeva un paese arroccato su di un piccolo promontorio a picco sul mare.
Ci guardammo in faccia e non ci fu bisogno di parlare .. Laura si era già incamminata, era un evidente “si andiamoci”.

Visitammo questo splendido borgo antico, i suoi vicoli, i suoi profumi, la luce tagliente, il vociare dei bimbi che giocavano per strada, i tipici negozi che esponevano tappeti, ceramiche artistiche, prodotti del territorio .. e la splendida ospitalità delle persone del luogo.
Oramai si era fatto pomeriggio e decidemmo di andare poco più a nord in cerca di un posto tranquillo davanti al mare.
Vidi una splendida baia, un piccolo e grazioso agglomerato di case ed una torre circolare che sovrastava il tutto.
Sul cartello stradale c’era scritto -Benvenuti a Isola Rossa –
Spirava una brezza piuttosto sostenuta e tiepida .. con il caldo che faceva era come la manna scesa dal cielo.
Ci incamminammo verso la torre tra vicoli stretti e case basse mentre il rumore del mare si faceva sempre più forte.

All’improvviso davanti a noi si spalancò l’inimmaginabile, una zona tutta di scogli e pietre rossastre che dalla riva si addentravano nel mare come se fossero sparsi a caso, le onde di una certa altezza si infrangevano spumeggianti tra queste pietre rossastre in un ribollire rumorosissimo e la cresta delle onde innalzava spruzzi che portati dall’aria ci bagnavano il viso.

Un paradiso in terra .. tirai fuori dallo zainetto un telo per l’occasione e lo appoggiai su uno dei pochi spazi della roccia resa liscia nei secoli dal vento e dal mare.
Nessuno in giro, aveva proprio ragione il cartello stradale “Isola Rossa” .
Ci sedemmo, girammo le nostre spalle al mondo, davanti a noi solo pietre rosso mattone, la brezza che spettinava i capelli (anche i miei che non sono tanti anche se lunghi), il sole ancora alto, il fragore assordante del mare, il canto dei gabbiani che veleggiavano controvento, le nostre labbra umide di salsedine, l’infinito davanti a noi .. ci guardammo e come per magia ci sembrò di essere approdati su quel piccolo isolotto che tutti sogniamo, quel fazzoletto di terra e pietre dove vorremmo vivere con la persona amata lasciando alle spalle tutta la frenesia e le inutilità di cui molte volte ci circondiamo.
Ci baciammo, ci abbracciammo e ….. !!
Diventammo un’isola. Nessuno intorno. Nemmeno il mondo. Solo io e Laura.
Opera e testo di Donghi Giuseppe.

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